... un ragazzetto che cammina sotto i portici di una città color mattone, con i capelli e la barba da ribelle televisivo per famiglie anni ’70,
... o un signore cinquantenne, in gessato e cravatta, che siede dietro a una scrivania? E chissà perché gli effetti speciali gli hanno trasformato quei capelli e quella barba, virandoli verso un grigio azzurro executive - fashion?
E poi? E poi sono Cechov, la Juventus, Bach, Beethoven, Pepe Carvallo, Coltrane, Fanny Ardant, Louis Malle, Pollock, Polansky, Parker, e vai con la P, Pistoletto, Poe, Picasso. Un’altra cosa importante con la P?
La primavera, quando io sono nato, il 25 marzo di un anno che non ricordo più. La Primavera che ti resta dentro, come un suono conosciuto, come un richiamo, come il ricordo di una vita precedente, come un moto confidenziale dell’anima, come un paesaggio della coscienza, come un film. Ecco si, un film, dove si proietta e si dissolve la mia storia. La famosa storia di Io. Io in primavera. Sembra il titolo di una canzone scema degli anni ’50, o quello di un romanzo postmoderno, alla Aldo Busi.
La primavera che allora c’era e adesso non c’è. Eh si, le stagioni, ragazza mia...forse troppe rispetto alle tue...
Quella bella gamba lucente, sinuosa, che sa di petali e tailleur. Un passo elusivo e indecifrabile, come di danza. Come un pensiero gentile che scivola sulla superficie di questo paesaggio e lo sfiora, accarezzandolo. O forse ignorandolo.
A guardarlo bene, sembra piuttosto il passo di chi si allontana. E mentre lo fa mi guarda come per confondermi, come se volesse nascondere il suo gesto, il suo intento, astrarlo, bloccarlo. Ecco, capite, è questo che mi frega. Questo fermo – immagine che non so se è di rewind o di forward...Sono dentro a un tempo che è fisso e insieme mobile. È come… ma si diciamolo, è come nei sogni, quando credi di correre e invece sei fermo, quando ti pare di afferrare una cosa e invece sono le cose che afferrano te. Ma insomma... io e lei...te... siamo fermi o no?
Forse davvero io la sto sognando, e non me ne accorgo. O forse, meglio ancora, sei tu che sogni me. Beh, non sarebbe mica male. O forse tutti e due siamo sognati da qualcuno che si diverte a spostarci e a ingannarci, giocando con lo spazio e con il tempo.
Però mi piace restare così, senza la minima certezza di dove sono, in un viaggio solo nostro...…a dire il vero…io i viaggi non li ho mai amati molto. Non so come dire, così naturalmente. Troppa fatica. Al massimo Riccione e Positano, la vera età dell’oro degli anni ’60.
Non ho fatto nemmeno quel compito in classe generazionale, che era il viaggio in
India... Però ho viaggiato molto, ugualmente. Ho viaggiato dentro a storie,
personaggi, parole, emozioni di altri che magicamente diventavano mie
. Ho viaggiato sulle assi di mille palcoscenici, mille barche di andata e ritorno del cuore. Ecco, la mia vita mi sarebbe piaciuto fosse stata così, dentro a un vuoto pneumatico di Beatitudine. E invece….Invece è arrivata la Storia, quella con la esse maiuscola intendo, e anche io ho dovuto confrontarmi con gli standard della mia epoca: l’irrequietezza, la curiosità, il disagio di classe, il prurito esistenziale, e come unico rimedio il viaggio. Che palle! Si, io ho sempre preferito, e non l’ho mai nascosto, un bel “Voyage autour de ma chambre, alla De Maistre”.
Ho viaggiato e viaggio nell’immaginario di persone, per le quali diventi complice, compagno ma anche abitudine, quotidiano.
Mi aspetto che da un momento se ne accorga anche lei. Voglio dire, questa giovane.. algida fanciulla…Che non ho ancora capito se sono io a guardare o è lei a guardare me. Ecco, mi viene in mente la frase di quel mio amico pittore che diceva “Io non parto e non sono fermo” ..Mi viene in mente anche…Ehi, ma quante cose mi stanno venendo in mente. Calma, in mente mi sta venendo anche un sospetto…e se lei…lei… fosse la mia memoria? Che viaggio ragazzi!